RISORGERE SUBITO!

 lazio

Questa volta, complice anche la nuova formula della competizione, il Milan ci ha messo ancor meno tempo del solito, ovvero una sola partita, a farsi eliminare dalla Coppa Italia: è bastata una sconfitta casalinga ai tempi supplementari contro la Lazio per togliersi il fastidio, nonostante le dichiarazioni di facciata sia alla vigilia (“Questa è un’importante occasione di riscatto”), sia dopo la partita (“Questa è un’eliminazione che brucia”). La verità è che in casa rossonera la Coppa Italia interessa poco o nulla, è costantemente il terzo ed ultimo obiettivo stagionale e come tale viene trattata, quindi anche questa eliminazione sarà dimenticata in fretta e non lascerà strascichi dolorosi. Il Milan era in formazione rimaneggiata, non solo per scelta del tecnico ma per effettiva emergenza e ha giocato una partita onesta ma non certo trascendentale e lo dimostra il fatto che per una volta il migliore in campo fra i rossoneri è stato il portiere e la cosa fa ancor più sensazione se si pensa che fra i pali c’era Dida, tornato per una notte agli antichi splendori dopo un lunghissimo periodo in cui aveva fornito prestazioni imbarazzanti e caratterizzate da errori gravi e al limite del grottesco.

La Lazio non ha rubato nulla, ma il Milan si è penalizzato da solo, prima con l’ingenuità di Emerson, che si è fatto cacciare per un evidente fallo in ritardo ai danni di Ledesma, pochi minuti dopo aver ricevuto la prima ammonizione e poi con un errore di Ancelotti, che nel finale, con il Milan in vantaggio nonostante l’inferiorità numerica grazie ad un bel gol di Shevchenko (fino a quel momento inguardabile e capace di sbagliare tutto il possibile) ha sostituito l’ucraino con Cardacio, togliendo l’unica punta con l’ultima sostituzione a disposizione (prima erano entrati Zambrotta e Jankulovski al posto di Seedorf e Antonini); in quel momento i pochi tifosi presenti sugli spalti si sono guardati negli occhi e si sono chiesti preoccupati: “Ma se per caso la Lazio pareggia, come si fa a vincere in dieci e senza punte?” Profezia “autogufante” ma puntualmente verificatasi due minuti dopo con il rigore realizzato da Zarate, che ha riequilibrato il risultato; da quel momento in poi non c’è stata più partita e il gol all’inizio dei tempi supplementari di Pandev ha chiuso il discorso qualificazione. La generosità finale dei rossoneri non ha portato frutti apprezzabili e così, per l’ennesima volta, dobbiamo dire addio alla Coppa Italia e per i pochi coraggiosi presenti allo stadio è comunque un dispiacere, perchè se non fosse così ce ne saremmo rimasti anche noi a casa al calduccio, invece di prendere due ore abbondanti di freddo per vedere uno spettacolo modesto.

Nessuna sorpresa nella formazione iniziale, perchè Ancelotti ha gli uomini contati, soprattutto a centrocampo e in attacco: in porta c’è Dida, davanti a lui una linea difensiva composta da Antonini, Senderos, Kaladze e Favalli; a centrocampo giocano Emerson, Flamini e Seedorf con Kakà e Ronaldinho alle spalle dell’unica punta Shevchenko; in panchina, insieme al secondo portiere Kalac, ci sono solo difensori (Maldini, Jankulovski, Zambrotta e Darmian) più il giovane Cardacio e il primavera Strasser, a dimostrazione che la rosa è falcidiata da infortuni e acciacchi; nonostante tutto, si tratta di una delle formazioni più competitive schierate in queste ultime stagioni in Coppa Italia da Ancelotti, per cercare di battere una Lazio anch’essa molto diversa da quella di campionato. Sfida secca ad eliminazione diretta, ma nemmeno il fascino e il brivido del “dentro o fuori” attira tifosi a San Siro: la serata è fredda e umida, c’è anche una discreta nebbia e il clima non invoglia certo a stare all’aperto; infatti lo stadio è pressochè deserto, i presenti sono sicuramente meno di 10000 e nei primi minuti dalla Curva Sud si fatica a vedere i tifosi ospiti al terzo anello verde, mentre poi la situazione climatica migliorerà e la nebbia scomparirà.

Nel primo tempo i protagonisti in casa rossonera sono due, uno in negativo, l’altro in positivo; entrambi sono due “eroi del passato” che attualmente sono un po’ in disgrazia e siedono quasi stabilmente in panchina nelle partite di campionato: sto parlando di Shevchenko e Dida, naturalmente; l’ucraino si divora un gol sparando addosso a Muslera da posizione favorevole e poi si ripete calciando alle stelle dopo un lancio filtrante di Kakà; il portiere, invece, salva il risultato respingendo di pugno un’insidiosa punizione di Kolarov e, soprattutto, deviando in angolo un maligno tiro di Pandev destinato all’incrocio, proprio all’ultima azione del tempo. Non succede altro di eclatante, a dimostrazione che le due squadre provano a giocare e a rendersi pericolose ma manca la giusta intensità; niente a che vedere con la spettacolare gara di campionato andata in scena ad inizio stagione e che aveva segnato l’inizio del riscatto rossonero, mentre ora la squadra di Ancelotti sta attraversando un periodo di involuzione, confermato anche da questo primo tempo in cui ci sono state poche occasioni e un sostanziale equilibrio.

Nella ripresa i protagonisti sono sempre gli stessi: Dida si distende a deviare in angolo un rasoterra di Pandev e si ripete anche sulla violenta punizione di Kolarov; Shevchenko continua a pasticciare e a sbagliare, facendo spazientire i pochi e infreddoliti tifosi rossoneri sugli spalti. Quando Emerson viene espulso, la partita sembra prendere una brutta piega, ma il Milan riesce a trovare il gol del vantaggio grazie ad un guizzo da vecchi tempi di Shevchenko, che scaglia il pallone verso il palo lontano con un tiro a girare che non lascia scampo a Muslera. L’ucraino conferma che la Lazio è una della sue vittime preferite (12 gol ai biancazzurri nella sua prima carriera in rossonero) e il Milan si trova in vantaggio a pochi minuti dal termine e deve riuscire e gestire il risultato; l’ultima sostituzione di Ancelotti ha proprio lo scopo di dare più solidità al centrocampo, in sofferenza dopo l’espulsione di Emerson, ma si rivela un pericoloso boomerang quando Favalli stende Pandev in area e Ayroldi decreta il rigore, realizzato da Zarate che spiazza l’immobile Dida. L’impresa ora è difficile e diventa addirittura impossibile all’inizio di tempi supplementari, quando Pandev infila il pallone in rete al terzo tentativo dopo che Dida e Senderos avevano momentanemante protetto in modo miracoloso la porta. Il Milan, pur stanco, demoralizzato e in inferiorità numerica, prova a reagire soprattutto con Ronaldinho, che va vicino al pareggio con un paio di punizioni dalla distanza. Nel primo tempo supplementare il Milan riesce ancora a spingere con una certa pericolosità, mentre nel secondo si arrende ed è la Lazio ad andare vicina al terzo gol con Pandev più di quanto faccia il Milan, che pure dovrebbe tentare il tutto per tutto.

Un’altra serata amara e da dimenticare in fretta per i tifosi rossoneri, soprattutto per quelli che hanno sfidato il freddo per restare vicini alla squadra in un momento delicato dopo la brutta sconfitta di Palermo. Uno dei tre obiettivi stagionali è già stato fallito e non è di grande consolazione pensare che si tratta del meno importante; la Coppa Italia poteva essere una valvola di sfogo per chi solitamente gioca meno ma ormai è andata così ed è inutile piangere sul latte versato. Fra gli aspetti positivi bisogna sottolineare l’ennesima prestazione positiva di Ronaldinho, le splendide parate di un Dida che sembra finalmente ritrovato e il gol di Shevchenko, unico lampo dell’attaccante in una prestazione complessivamente negativa ma che potrebbe contribuire a sbloccarlo definitivamente. Per il resto c’è poco da salvare, per un Milan mediocre con Kakà ancora spento, Seedorf ad intermittenza, Flamini un po’ pasticcione e Senderos in progresso ma ancora lontano dalla miglior condizione. Ora bisogna voltare pagina e tornare a pensare al campionato; per quanto riguarda la Coppa Italia se ne riparlerà nella prossima stagione, ma a giudicare dall’entusiasmo che crea in casa rossonera, si potrebbe tranquillamente fare a meno di disputarla, evitando fatiche inutili ai giocatori e il rischio di congelamento ai tifosi, visto che solitamente trova spazio solo in pieno inverno.