RIALZARSI IN FRETTA !

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Commentare la partita nei dettagli sarebbe quasi inutile, vista l’evidente supremazia della squadra del bravissimo Ballardini su un Milan confuso e sterile che conferma la sensazione data a Torino: quella di aver perso la quadratura, come scritto non più tardi di sette giorni fa, quel “quid” in più che aveva aiutato i Rossoneri ad uscire dalla mini-crisi di inizio campionato trascinandoli in vetta. Il Milan, questo Milan, non può permettersi certi arabeschi calcistici come l’impiego di Pirlo davanti alla difesa, o l’assenza di un centravanti di manovra che aiuti a dare profondità al gioco offensivo e a far respirare la manovra: lo diciamo chiaramente, anche a costo di essere tacciati di blasfemia, perchè l’accusa a quel punto andrebbe mossa direttamente a Carlo Ancelotti che ha strutturato deliberatamente la squadra in questo modo.

Va bene il valore assoluto di alcuni giocatori, ma la struttura tattica e l’impostazione che deve avere una squadra molto spesso è più importante, specie quando non si può contare su una difesa solida ed affidabile: ecco dunque che alcune pedine sembrano quasi dei vasetti di prelibatissimo e delizioso Foie Gras in una pasticceria, ovvero merce preziosa in circostanze inadeguate. Non è un caso che proprio elementi meno dotati come Emerson e Borriello abbiano determinato una rinascita in questa prima fetta di stagione: non è un caso che le stesse ostiche trasferte, come quelle di Reggio Calabria, di Bergamo o Cagliari non abbiano entusiasmato da un punto di vista del gioco, ma neanche rappresentato delle debacle spaventose come le ultime due. Cinque gol subiti in due partite, sanguinose palle perse sulla trequarti difensiva e mai recuperate vista la netta differenza di velocità e grinta dei furetti avversari: è questa la piaga più grande che al momento il Milan deve affrontare. Non bisogna però drammatizzare la situazione, perchè è vero che la classifica impietosa recita un -6 nonostante un calendario favorevole, ma Carlo Ancelotti nel post partita del Barbera ha già fatto capire di aver intenzione di rimboccarsi le maniche: anche a costo di scelte singolari e dolorose, il Mister ha il dovere di rimettere in strada il Milan proprio dal punto in cui è uscito. Cercare una nuova chiusura del cerchio, a tre mesi dalla prima partita giocata, è un rischio eccessivo e che vorrebbe dire sì dire addio allo scudetto: non ci si può permettere altri esperimenti ed altre battute d’arresto. Serve rigore, coraggio, grinta e cuore: questo Milan ha più volte dimostrato di avere tutte queste caratteristiche in misura sufficiente per riprendere la marcia verso la vetta… Col Catania è necessaria una prova convincente anche psicologicamente: in mezzo, il match di Coppa Italia… Mai come stavolta forse un inutile intralcio, che può essere buono però per dare qualche minuto alle così dette “riserve” da tenere in caldo ad ogni evenienza.